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mercoledì 5 settembre 2012

Non so farti male - di Marco Musso

Radicata nel cuore come pianta
cresce l'emozione,
il calore al rintocco di ogni mia pulsazione.
Sentimento liberamente smuove
ogni ingranaggio spinto dal cuore,
ogni espressione,
ogni vibrazione,
ogni fluttuazione che armonicamente guida
il mio pensiero e la filosofia.
Note si diffondono con le parole,
frasi accompagnate come alianti,
come gemme che sbocciate volano
nell'evolversi di onde e cerchi
sopra teste e sopra ovvietà,
nell'attesa e nella speranza di esser colte
da chi in sensibilità le ha vissute già.
Pensieri evaporano nei contorni per penetrare
là dove sentono di appartenere.
Frasi che rintoccano come campane
il segnale di una coscienza al risveglio.
Mani che annaspano nel vuoto
alla ricerca di quel calore da altri disseminato
fra rami ed abeti come impronte,
come quinte che nei profili rivestono ogni città.
Amara la realtà non vissuta,
quella sedimentata su percezioni,
sulle surreali aberrazioni di desideri e sogni
che nel comun percorso
si rivelano armi per torturarsi.
Pareti di ombre luminose avvolgono
le nostre diffidenze,
le paure di androni inesplorati
come le certezze che nella novità trovano
fragilità e debolezze.
Siamo anime in fuga
dal dolore e dal giudizio,
dall'ipocrisia e dal superfluo.
Siamo semplici illusioni,
felici e dolenti fluttuazioni,
instabili nella realtà,
e per questo destinati e votati

alla sensibilità.
Voliamo come falchi
in cerca di quel che in oggettività
riesca a scolpire in statua
la nostra intimità.
Siamo quello che in razionalità ci viene invidiato,
l'essere fili sospesi tra sereno e bagnato.
Siamo giornate montane,
incomprensibili dietro ai vetri al riparo,
variabili con l'intensità e la goliardia
di tempeste che in sereno
con un tuono d'arcobaleno mutano in scia.
Siamo senso di appartenenza,
dolore di sopravvivenza.
Siamo gli spazi tra violentate parole
che in amarezza lasciano la speranza
di stravolgerne il senso ed ogni rancore.
Siamo il fuoco che fra le dita arde
non per sfogo ma per passione.
Siamo un velo, un aquilone,
orgoglioso del suo stagliarsi
come diverso al sole.
Siamo in fondo parole,
rime baciate fra rarità e le emozioni.
Non additateci,
non fraintendeteci,
il nostro vivere in sette note tanto non v'appartiene.
Noi siamo l'essenza,
ologrammi di appartenenza,
polline di serenità e realtà
che contagia le paure dell'inesplorato
facendole sbocciare alla luce nel fiore desiderato.
Non guardatemi, non citatemi,
non regalatevi miei istanti di intimità.
Non usatemi, non cercatemi come arma,
come strumento di futilità,
io sono anima e cuore,
non so farti del male.
Io sono come l'aria,
come il calore,
che dopo il contagio
nel tepore svanirà.

Milano, 05 settembre 2012 12.59

pubblicata da Marco Musso il giorno Mercoledì 5 settembre 2012 alle ore 13.12


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