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giovedì 29 maggio 2014

La nostalgia dei numeri primi - di Marco Musso

More,
lacrime raccolte nell'insufficienza dei propri confini,
colme come spazi, come dimore,
come linearità che dal reale raccolgono ogni iride
per trasformarsi nell'oscurità compressa e compita
di tutte le colorate sensazioni.
Nasce al primo vaggito
il desiderio di un cammino,
di un passo che descriva un carattere,
un impeto,
un nuovo io.
Ogni essere, dall'avere al credere,
ogni cedere, dal maturare al perdere,
ogni fragile, dall'essere di carne e vivere,
ogni idea, dal sentire al muovere.
Sembra di vellutata ironia
il mantello che riveste di malinconia
ogni personale teoria,
ogni punto di vista che come sasso
si scaglia ad incidere ogni riflesso,
ogni rifrazione del percepire,
ogni infrazione del comune vivere.
Ogni punto in moltiplicazione
diviene linea da seguire,
come punto di vista che in globalità
rende pubblica una società,
come un pensiero che di forza imprime
in equilibrio dalle lettere
il sorgere di una nuova era.
Sento che ogni contenuta identità
sia come sfera di mancata libertà,
come lacrima che nell'intagliare
di pittorico tratto il suo profilo,
debba stagliarsi al mondo
come realtà dell'essere
in ogni dimensione un individuo.
La malinconia si raccoglie
come i pensieri di visionari poeti,
come sferzate di colore che dalla mano di un irruente pittore
segnano l'immaginario collettivo
spostando ogni superficialità altrove.
Sembra che i numeri primi abbiano
nel loro piccolo e contenuto mondo,
un'ironica malinconia dell'essere,
una silente verità da condividere,
come l'essere leggero il compenetrarsi di diversità
per generare nel consunto finale
un nuovo inizio.
La poesia si veste di magia,
parole che in serenità si svuotano di importanza
per perdersi in una risata,
frasi che come appigli inchiodano l'animo
quando di dolore puntano in direzione la più oscura profondità.
Siamo cosi,
frutti della passione,
pelli rivestite dal sole,
contenitori di macigni e di bolle di sapone.
Non dateci un ruolo,
un vezzo, un idioma.
Il poeta vive nella morte
e risorge nell'amore.
Svuota in un sorriso
e vola a picco nella profondità del dolore.
Il poeta non è fumetto ma è la libertà di se stesso.
Il poeta non conduce
ma provoca dalla brace
il calore dell'amore.
Il poeta soffre per il mondo
illuminando l'oscurità della superficialità
con la frizzante irriverenza
del permanere nell'illusione
in bilico sulla fune della vita
tra la caduta ed il volo.

Marco Musso - Milano 29 maggio 2014 00.56

domenica 11 maggio 2014

Mamma nel cuore - di Marco Musso

Il primo contatto
all'apice dell'amore
scopre un percorso
fatto da due persone.
Un cuore pulsa
un contatto in vibrazione
come un fiume in piena che dalla fonte
diviene in un abbraccio nuova vita.
Non esistono parole
sufficientemente grandi,
emozioni sufficientemente reali,
una madre vive in te,
nel contatto che di pelle percepisci
nella realtà che nello sguardo
dona un'enciclopedia di parole.
La mamma e' il simbolo della vita
della rinascita
qualunque sia stata la tua partita con la vita.
La madre e' un cuscino
un cammino,
l'elemento naturale dell'evoluzione,
la consolazione,
la capacità di trasmettere nella preoccupazione
il vero amore.
Ogni giorno è la ricorrenza
ma non per lei ma per noi
è ad ogni respiri la nostra festa.
Mamma nel dubbio,
mamma nella tempesta,
mamma che all'infinito condurrà
la gioia della vita
e la vita nella gioia di un figlio.

Auguri alla mia mamma,
a tutte le mamme del mondo,
perché la mamma non è solo genetica ma un'esplosione d'amore incontenibile anche quando non l'hai partorito fisicamente ma l'hai partorito dal cuore.

Marco Musso - Milano 11 maggio 2014 08.19 a.m.